Leggere Plutarco che racconta in modo magistrale le vite, le esistenze di questi personaggi, di questi condottieri che hanno cambiato la storia è sempre affascinante.
Creatori di imperi.
Alessandro dalla piccola Macedonia fino alle remote terre indiane.
Un viaggio che farà crollare un impero potente e che sottometterà popoli diversi.
Ma allo stesso tempo un viaggio che porterà Alessandro a cambiare radicalmente il suo atteggiamento. Da uomo tra gli uomini a dio tra gli uomini.
Questo gli costerà caro in quanto i macedoni non sono i persiani, non sono adulatori di uomini e impongono una inversione di marcia, un ritorno in patria che Alessandro non rivedrà più.
Cesare vuole fama e potere, è scaltro e non si fa scrupoli a corrompere e comperare chiunque ne possa agevolare l’ascesa.
La Res publica apprezza l’uomo forte, il condottiero, il generale che ha fatto grandi imprese.
E Cesare ha queste caratteristiche, sa ammaliare i suoi soldati, i suoi legionari.
È severo e allo stesso tempo capace di premiare il valore ed il coraggio e anche di perdonare i suoi nemici.
Sottomette la Gallia ma soprattutto sottomette Roma.
Sara il primo imperatore. Il dittatore a vita. Ma la sua vita si ferma un pomeriggio del 15 marzo del 44 A.C.
Plutarco ci porta per mano ad esplorare due vite, due personalità neanche così distanti nel tempo e ce ne fa rivivere le gesta.
“Cesare s’imbarcò il 4 gennaio del 48. Vengono in mente i celebri versi di Dante: «Quel che fe’ poi ch’elli uscì di Ravenna / e saltò Rubicon, fu di tal volo, / che nol seguiteria lingua né penna. / Inver la Spagna rivolse lo stuolo, / poi ver Durazzo, e Farsalia percosse / sì ch’al Nil caldo si sentì del duolo» (Par., VI 61-66).”
Plutarco